La Storia della Sacra Effige della Madonna del Balzo: Ritrovamento, Miracoli e Devozione

16 Feb, 2025

1660

Vincenzo Addorno, pastore bisacquinese vide una luce irradiarsi da alcune rocce. Il giovane si avvicina ai sassi e scopre un’immagine sacra, ma custodisce il  segreto per sé

Il pastore Francesco Perratore di 60 anni, da lontano vide sul Triona una grande luce uscire da una rupe.

1661

Frate Angelo da Giuliana, del convento di S. Anna, vide in sogno il Triona irradiato di una luce misteriosa e una folla di fedeli  prostrati in venerazione.

1664

Fra Bonaventura da Termini durante un’omelia quaresimale apostrofò  il monte Triona dicendo: “Ma a Quella …a Quella tutti cedono”.

1664 (Primavera)

Due giovani, trovandosi sul monte Triona casualmente scoprono, l’immagine della Madonna.  Ma dopo un breve momento di preghiera, decidono di darsi al gioco. Uno dei due scoperto di essere stato ingannato, con ira, prende la propria falce e la scaglia verso il compagno che, scansandosi, permette alla falce di colpire la fronte della sacra immagine di Maria, dalla quale subito fuoriuscì del sangue. E mentre avvenne ciò, il giovane, che aveva scagliato la falce, si accasciò a terra, morto fulmineo, per la sacrilega azione compiuta. Il compagno,dopo essersi accertato della morte dell’amico, corse, a gambe levate, verso il paese per avvisare dell’ accaduto i familiari.

Presentandosi dalla madre del giovane sacrilego, affannosamente raccontò quanto avvenuto, dopo le urla di disperazione della madre, amici e parenti corsero, immediatamente, sul Triona,dove trovarono il corpo esanime del giovane, ai piedi della Madonna con la fronte insanguinata. Dopo ulteriori grida e pianti, la madre inginocchiata davanti alla Madonna, raccolse sulle sue braccia il figlio morto e rivolta alla Madonna disse:

“Matri Santissima

Vui chi pruvastivu u duluri di tiniri ‘nmazza vostru figghiu mortu,

capiti chi provu na stu mumentu,

liberatimi di stu turmentu,

facitimi na grazia,

ridati la vita a stu figghio,

e sullivatimi di sta disgrazia”.

La grazia non tardò ad arrivare e il giovane tornò in vita, tra le voci di ringraziamento della madre e dei convenuti a Dio e alla Madonna.

Quello fu il 1°miracolo poi altri se ne aggiunsero, così il popolo decise di costruire il santuario che fu completato da mastro Pietro Scalora sotto la guida del concittadino arch. Vincenzo Nicolosi .

Durante la costruzione un fatto aveva sconvolto gl’ animi e i lavori, infatti un giovane manovale Giovanni Rosato, mentre porgeva del materiale, sul ponte più alto, mise un piede in fallo e cadde nel dirupo, tra i massi e i rovi. I compagni lo raccolsero e lo deposero ai piedi della Santa Vergine confidando nel miracolo,che non tardò ad arrivare, la mattina seguente lo tornò a lavorare  sul ponteggio sano e pieno di vita. Raccontarono in seguito il fatto affinché la gente sapesse del prodigio avvenuto.

1679

La chiesa fu terminata, aperta e svelata la sacra immagine,che benché non fosse impeccabile dal lato artistico, spirava però molta devozione.

Tale è la descrizione che ne fa l’Alberti.

“E’ questa immagine di mezzo rilievo, a forma di un piccolo quadro, alta due palmi e poco meno larga.  Ha la SS. Madre  sul destro braccio il Bambinello Gesù.  La materia, quantunque sia di gesso, fa non di meno vista di stucco, e va pennelleggiata coi suoi bei disposti colori. Ed è così vaga l’immagine della Madre e del Figliuolo e con occhi sì vivaci, che quanti per devozione vi affissano lo sguardo, ne sentono le voci al cuore e si risolvono con tenerezza ad amarli, senza potersi mai saziare d’averli mirati abbastanza.

In seguito i gesuiti, che promossero il culto alla Vergine del Balzo, fecero costruire accanto, alla chiesa, un campanile, che il paese fornì poi di campane.

1738

Ai tempi dell’ Ab. Fontanetta, dovendosi sostituire una campana rotta con una nuova più grande, fu demolito il vecchio campanile e ricostruito uno più sontuoso rivestito di travertino.

Ben presto s’era provveduto ad allargare il sentiero stretto e tortuoso che arrivava fino al santuario con una strada più comoda,anche in questo caso,il popolo contribuì generosamente alle spese.

In seguito il P. Bernardo da Termini, cappuccino, vi fece collocare, pure a sinistra, le croci della Via Crucis. Demolite queste dall’ingiuria del tempo,furono restaurate con maggior arte dal Rettore Di Giorgio,il quale,essendosi consacrato tutto alla glorificazione della Vergine del Balzo,fece alzare all’inizio della strada i due obelischi.

Compiuta la strada, fu lastricato parte del piazzale d’ingresso.

Attigua alla chiesa fu costruita la Sagrestia, di forma quadrata, stuccata nella volta. Delle stanze con balconi aperte sul piazzale furono costruite per i pellegrini; in esse, più tardi, il Del Giorgio allestì un piccolo museo di storia naturale con prodotti trovati da lui o avuti da amici insigni; oggi però non ne rimane nessuna traccia.